sabato 20 aprile 2019

             



          L'instabilità di un'economia (capitalistica) di mercato:
                                i fallimenti macroeconomici



   Un giudizio più completo sulla capacità dei mercati reali di svolgere il ruolo a essi attribuito di "mano invisibile" non può trascurare, però, alcuni rilevanti fenomeni che non appaiono immediatamente spiegabili con i classici fallimenti microeconomici del mercato: si tratta di numerose e ricorrenti situazioni "di crisi", ossia di dinamiche economiche caratterizzate da disoccupazione, inflazione, squilibri di bilancia dei pagamenti, sottosviluppo. Queste sono manifestazioni della instabilità delle economie di mercato capitalistiche, dove il termine di "instabilità" non si vuole semplicemente la mancata convergenza del sistema economico verso un determinato equilibrio, ma anche la possibilità che l'economia evolva lungo i sentieri non ottimali dal punto di vista dell'efficienza e/o dell'equità ed eventualmente permanga in tali posizioni non ottimali.
   Simili aspetti della realtà emergono con difficoltà se si parte da una teoria come quella dell'equilibrio economico generale e, spesso, anche dalle altre teorie microeconomiche esistenti. Vediamo alcune delle ragioni di ciò con specifico riferimento alla teoria dell'equilibrio economico generale.
   La disoccupazione involontaria non può scaturire da modelli di equilibrio generale microeconomico. per definizione: se, infatti, esiste un equilibrio su tutti i mercati, sarà in equilibrio anche il mercato del lavoro e la disoccupazione non potrà essere che volontaria. Ora, è difficile pensare che la perdurare disoccupazione di massa alla quale si assiste non di rado nelle economie di mercato sia un fenomeno volontario.
   Le teorie microeconomiche sono teorie dei prezzi relativi, non del livello assoluto dei prezzi; inoltre, esse non considerano mai un'economia propriamente monetaria: per queste ragioni non possono dar conto dell'inflazione.
   L'assenza di moneta impedisce, inoltre, di considerare la bilancia dei pagamenti e i problemi di squilibrio a essa associati.
   Infine, alcuni problemi concernenti, ad esempio, il ritardo nello sviluppo, possono essere difficilmente trattati da teorie, come quella dell'equilibrio economico generale, aventi una impostazione statistica.
   I sostenitori delle virtù della "mano invisibile" hanno tentato di spiegare alcuni di tali aspetti della realtà - ad esempio, la disoccupazione - sempre alla luce della teoria dell'equilibrio economico generale, introducendo ipotesi che spiegano il cattivo funzionamento dei prezzi (rigidità); fra queste ipotesi un ruolo privilegiato ha avuto quella secondo cui l'intervento pubblico contribuirebbe a determinare tale rigidità e, quindi, gli indicati fenomeni di crisi.
   Altri - in maniera in modo più convincente, come si vedrà fra poco - hanno sostenuto che la causa dell'instabilità risiede in aspetti strutturali dei mercati che impediscono a questi ultimi di funzionare nel modo e con i risultati previsti dalla teoria dell'equilibrio economico generale. Anzi, secondo molti di questi autori, l'instabilità del capitalismo di mercato può essere dimostrata con l'impiego di una teoria che abbandoni l'ottica microeconomica dei singoli mercati e consideri, invece, relazioni fra grandezze aggregate.
   Aderendo a questa impostazione, chiamiamo "macroeconomici" i fallimenti connessi con l'instabilità delle economie di mercato. Più precisamente, i citati aspetti della realtà - disoccupazione, inflazione, squilibri della bilancia dei pagamenti, sottosviluppo - possono essere considerati fallimenti macroeconomici del mercato per due seguenti ragioni:
a) essi sono fallimenti, in quanto denotano la presenza di inefficienze e/o iniquità, sollevando in definitiva gli stessi problemi che si sono precedentemente incontrati con riferimento ai fallimenti rilevati in sede di analisi microeconomica;
b) essi costituiscono fallimenti macroeconomici, in quanto la teoria che meglio li spiega ci sembra essere attualmente non una teoria microeconomica, ma una teoria macroeconomica.
   L'aspetto macroeconomico dei fallimenti connessi con la "instabilità" non deve essere fuorviante, impedendo di associarli ai più tradizionali fallimenti microeconomici. Alla luce del punto a precedente, vi è una sostanziale unità dei problemi scaturenti dal funzionamento del mercato, che possono essere espressi sempre in termini di inefficienze iniquità, anche se essi assumono vesti microeconomiche in taluni casa e vesti macroeconomiche in altri.
   Vale la pena ora di ripercorrere in maggiore dettaglio le principali forme di instabilità sia singolarmente sia, in qualche misura, nelle loro interrelazioni.
   Nei post successivi si descriveranno gli effetti sintomatici dell'instabilità, chiarendo le ragioni per le quali a esse si associano problemi di efficienza e di equità. Successivamente si richiameranno brevemente le ipotesi teoriche esplicative della disoccupazione e dell'inflazione. Infine, con altri post, ci si occuperà di sviluppo e sottosviluppo. I problemi di bilancia dei pagamenti saranno sinteticamente introdotti nell'ultimo pos.
Buona Lettura.

venerdì 5 aprile 2019

Antenna Europea

                                

                                  Templari








   Il mormorio delle preghiere in sottofondo e l'odore dell'incenso stavano per farmi scivolare nel dormiveglia. Purtroppo, se volevo studiare la chiesetta con calma, dovevo attendere che la messa solenne terminasse. 
   Avevo scoperto da poco la quella pieve romanica, fondata cinquant'anni dopo da un appartenete ai Cavalieri del Tempio di Salomone. La pianta della chiesa a croce romana con il braccio maggiore disposto da est a ovest, e il braccio minore da nord a sud,  mostravano la mano degli architetti Templari. 
   La curiosità di questa costruzione, oltre la data di edificazione iniziata solo cinquant'anni dopo la fondazione dell'ordine, era la posizione troppo vicino all'Antenna Europea, costruita successivamente a questa pieve.
    Questa celebrazione era particolare, era celebrata all'Ora Prima e al momento dell'Equinozio di Primavera. E il sole nascente, alla fine della messa avrebbe illuminato parte della chiesa attraverso il rosone posto a Est dietro l'altare maggiore. E, vista l'ora, la cappella era semibuia, qua e là erano accese delle candele, che permettevano la lettura dei salmi al prete che celebrava la funzione.
   L'ora dell'ingresso di sua maestà il sole nella cappella era giunta e io ero pronto con una cinepresa con lenti speciali che avrebbe ripreso tutto ciò che la luce solare illuminava durante quei pochi minuti di transito. 
   Ormai conoscevo bene le tecniche dell'ordine.  Il loro utilizzo di vernici "simpatiche", invisibili all'occhio nudo a meno che non fossero illuminate da un fascio di luce con una frequenza precisa. In questo caso, i raggi solari sarebbero passati attraverso un prisma che veniva inserito ogni cento anni al centro del rosone, in occasione dell'anniversario della posa della prima pietra della pieve.
   Solo il padre priore conosceva, anche se non l'aveva mai vista, cosa sarebbe apparso sulla parete. Aveva giurato di non rivelarne mai il segreto, solo che  l'attuale padre era totalmente all'oscuro di questo fatto, perché il suo predecessore era morto in un incidente stradale, quindi non aveva potuto trasmettere il segreto. Il suo successore sapeva solo che doveva inserire quel particolare prisma nel rosone. 
  Io ne ero venuto a conoscenza indirettamente, grazie a un carteggio epistolare tra i due padri che avevano retto quella chiesa nel diciasettesimo secolo.

lunedì 11 marzo 2019




                                   Cristall







   Il sentiero era impervio, ma non difficile, e la bella giornata favoriva l'escursione. Non era programmata, come io non ero più abituato a certe camminate. Il dolore ai polpacci mi costrinse a fermarmi.
   Posai lo zaino a terra e mi sedetti sopra una roccia; mentre mi dissetavo, mi ritornarono in mente le ragioni per le quali mi trovavo lì, diretto verso un rifugio che avevo visitato trent'anni prima. 
   Il sentiero era come lo ricordavo: dopo un tratto nel bosco di abeti e pini, immerso nella fresca ombra, si continuava per circa due ore in una pietraia surriscaldata dal sole. 
   Con un sospiro, ricominciai a camminare. Il rifugio era la mia prima tappa. Speravo di arrivare alla mia destinazione in serata, al massimo la mattina successiva, dopo una notte trascorsa la rifugio.
   Tutto era cominciato due giorni prima. Il campanello di casa trillò due volte, riconoscevo quel tocco, era il postino con una raccomandata. Oramai era una tortura quotidiana. La mia impresa, nonostante i miei sforzi, stava fallendo. La crisi del 2007, i clienti che, a causa di essa non pagavano più, o avevano chiuso. Anche se ero un fornitore di comuni, provincie e varie altre amministrazioni, pure loro non pagavano. 
   Con un sospiro, schiacciai il tasto e aprii il cancellino. Jake mi guardò sorridendo, e disse: "Luke, coma va il mal di testa oggi? Mi ha detto che ci sei andato pesante ieri sera. Comunque, oggi è arrivata una raccomandata diversa, viene da uno studio notarile. Solitamente i notai non recuperano crediti. Quindi, aprila, magari sono buone notizie."
   "Sì!" risposi io. "Però possono comunicarti un pignoramento di immobili, ma comunque è una novità. Trenta raccomandate, trenta richieste di pagamento. E hanno ragione, ma non si può cavare il sangue da una rapa."
   Jake sogghignò, "Dai Luke, la tua impresa è saltata per una serie di coincidenze mondiali. Hai una mente brillante, ma un po' troppo orgoglioso, in un verso e nell'altro. Quindi: leggi questa raccomandata; e se son buone notizie, mi offri una bella grigliata la prossima volta che ci vedremo." 
   Salutai il postino e mi diressi verso l'ufficio. La tentazione di non aprirla e accantonarla assieme alle altre era forte, ma Jake aveva buon senso ed esperienza. Quindi aprii la busta.
   Era la convocazione da parte di uno dei più importanti studi notarili della città. Mi pregavano di contattarli per prendere un appuntamento. Sospirando sollevai il telefono.
   Tre giorni dopo stavo di fronte al palazzo settecentesco, sede dello studio notarile, un po' timoroso. La segretaria che aveva fissato l'appuntamento, mi aveva accennato che si trattava di un testamento, ma che non poteva essere più precisa. Per tutto quel tempo mi ero chiesto chi poteva avermi incluso nel testamento. Sapevo che ero stato adottato, ma la ricerca dei miei genitori naturali, era stata inconcludente. Il tutto si fermava a un uomo che mi aveva trovato neonato in un boschetto vicino a casa sua. E aveva chiamato la polizia e i soccorsi.
   Mentre entravo nel palazzo, pensai che, forse, uno dei due genitori biologici, mi aveva tenuto d'occhio e mi aveva citato nel testamento. Non mi restava che attendere. Salii rapidamente le scale e mi presentai alla reception.