L'instabilità di un'economia (capitalistica) di mercato:
i fallimenti macroeconomici
Un giudizio più completo sulla capacità dei mercati reali di svolgere il ruolo a essi attribuito di "mano invisibile" non può trascurare, però, alcuni rilevanti fenomeni che non appaiono immediatamente spiegabili con i classici fallimenti microeconomici del mercato: si tratta di numerose e ricorrenti situazioni "di crisi", ossia di dinamiche economiche caratterizzate da disoccupazione, inflazione, squilibri di bilancia dei pagamenti, sottosviluppo. Queste sono manifestazioni della instabilità delle economie di mercato capitalistiche, dove il termine di "instabilità" non si vuole semplicemente la mancata convergenza del sistema economico verso un determinato equilibrio, ma anche la possibilità che l'economia evolva lungo i sentieri non ottimali dal punto di vista dell'efficienza e/o dell'equità ed eventualmente permanga in tali posizioni non ottimali.
Simili aspetti della realtà emergono con difficoltà se si parte da una teoria come quella dell'equilibrio economico generale e, spesso, anche dalle altre teorie microeconomiche esistenti. Vediamo alcune delle ragioni di ciò con specifico riferimento alla teoria dell'equilibrio economico generale.
La disoccupazione involontaria non può scaturire da modelli di equilibrio generale microeconomico. per definizione: se, infatti, esiste un equilibrio su tutti i mercati, sarà in equilibrio anche il mercato del lavoro e la disoccupazione non potrà essere che volontaria. Ora, è difficile pensare che la perdurare disoccupazione di massa alla quale si assiste non di rado nelle economie di mercato sia un fenomeno volontario.
Le teorie microeconomiche sono teorie dei prezzi relativi, non del livello assoluto dei prezzi; inoltre, esse non considerano mai un'economia propriamente monetaria: per queste ragioni non possono dar conto dell'inflazione.
L'assenza di moneta impedisce, inoltre, di considerare la bilancia dei pagamenti e i problemi di squilibrio a essa associati.
Infine, alcuni problemi concernenti, ad esempio, il ritardo nello sviluppo, possono essere difficilmente trattati da teorie, come quella dell'equilibrio economico generale, aventi una impostazione statistica.
I sostenitori delle virtù della "mano invisibile" hanno tentato di spiegare alcuni di tali aspetti della realtà - ad esempio, la disoccupazione - sempre alla luce della teoria dell'equilibrio economico generale, introducendo ipotesi che spiegano il cattivo funzionamento dei prezzi (rigidità); fra queste ipotesi un ruolo privilegiato ha avuto quella secondo cui l'intervento pubblico contribuirebbe a determinare tale rigidità e, quindi, gli indicati fenomeni di crisi.
Altri - in maniera in modo più convincente, come si vedrà fra poco - hanno sostenuto che la causa dell'instabilità risiede in aspetti strutturali dei mercati che impediscono a questi ultimi di funzionare nel modo e con i risultati previsti dalla teoria dell'equilibrio economico generale. Anzi, secondo molti di questi autori, l'instabilità del capitalismo di mercato può essere dimostrata con l'impiego di una teoria che abbandoni l'ottica microeconomica dei singoli mercati e consideri, invece, relazioni fra grandezze aggregate.
Aderendo a questa impostazione, chiamiamo "macroeconomici" i fallimenti connessi con l'instabilità delle economie di mercato. Più precisamente, i citati aspetti della realtà - disoccupazione, inflazione, squilibri della bilancia dei pagamenti, sottosviluppo - possono essere considerati fallimenti macroeconomici del mercato per due seguenti ragioni:
a) essi sono fallimenti, in quanto denotano la presenza di inefficienze e/o iniquità, sollevando in definitiva gli stessi problemi che si sono precedentemente incontrati con riferimento ai fallimenti rilevati in sede di analisi microeconomica;
b) essi costituiscono fallimenti macroeconomici, in quanto la teoria che meglio li spiega ci sembra essere attualmente non una teoria microeconomica, ma una teoria macroeconomica.
L'aspetto macroeconomico dei fallimenti connessi con la "instabilità" non deve essere fuorviante, impedendo di associarli ai più tradizionali fallimenti microeconomici. Alla luce del punto a precedente, vi è una sostanziale unità dei problemi scaturenti dal funzionamento del mercato, che possono essere espressi sempre in termini di inefficienze iniquità, anche se essi assumono vesti microeconomiche in taluni casa e vesti macroeconomiche in altri.
Vale la pena ora di ripercorrere in maggiore dettaglio le principali forme di instabilità sia singolarmente sia, in qualche misura, nelle loro interrelazioni.
Nei post successivi si descriveranno gli effetti sintomatici dell'instabilità, chiarendo le ragioni per le quali a esse si associano problemi di efficienza e di equità. Successivamente si richiameranno brevemente le ipotesi teoriche esplicative della disoccupazione e dell'inflazione. Infine, con altri post, ci si occuperà di sviluppo e sottosviluppo. I problemi di bilancia dei pagamenti saranno sinteticamente introdotti nell'ultimo pos.
Buona Lettura.
L'aspetto macroeconomico dei fallimenti connessi con la "instabilità" non deve essere fuorviante, impedendo di associarli ai più tradizionali fallimenti microeconomici. Alla luce del punto a precedente, vi è una sostanziale unità dei problemi scaturenti dal funzionamento del mercato, che possono essere espressi sempre in termini di inefficienze iniquità, anche se essi assumono vesti microeconomiche in taluni casa e vesti macroeconomiche in altri.
Vale la pena ora di ripercorrere in maggiore dettaglio le principali forme di instabilità sia singolarmente sia, in qualche misura, nelle loro interrelazioni.
Nei post successivi si descriveranno gli effetti sintomatici dell'instabilità, chiarendo le ragioni per le quali a esse si associano problemi di efficienza e di equità. Successivamente si richiameranno brevemente le ipotesi teoriche esplicative della disoccupazione e dell'inflazione. Infine, con altri post, ci si occuperà di sviluppo e sottosviluppo. I problemi di bilancia dei pagamenti saranno sinteticamente introdotti nell'ultimo pos.
Buona Lettura.